Greta Van Fleet in concerto all'Exit Festival 2019: l'hype alla prova del live
A voler insistere con la retorica della tifoseria e della contrapposizione, poche occasioni potrebbero risultare più appetitose di quella che ha visto i Greta Van Fleet di scena nella notte tra sabato 6 e domenica 7 luglio all'Exit Festival di Novi Sad: quattro poco più che ventenni armati di Gibson e Marshall circondati da qualche decina di migliaia di coetanei pronti a tirare l'alba sui beat pompati negli speaker dai vari Skepta, Solomun e Jeff Mills. In pratica, i baluardi della musica come si deve in mezzo al guano che oggi tiene in scacco il mercato o una tenera quanto paracula operazione di revival piazzata a corollario di una line-up contemporanea, il tutto ovviamente a seconda dei punti di vista. L'accademia, tuttavia, quando ci si trova faccia a faccia col palco, magari con una birra in mano e passata la mezzanotte, lascia il tempo che trova.
Il riff di "The Cold Wind", ma più cattivo e incisivo di come riversato su nastro in studio, è il biglietto da visita che il gruppo allunga alla platea assiepata davanti al main stage nella fortezza di Petrovaradin quando, ormai, è già domenica mattina: rispetto a come apparsi solo all'inizio di quest'anno sui palchi agli antipodi, i Greta Van Fleet paiono preoccuparsi meno di essere le persone giuste nel posto giusto, e questo è un bene: Jake frusta le corde della sua SG senza preoccuparsi di eventuali sbavature, accompagnato da una sezione ritmica solida ma mai invadente. Se sia per l'entusiasmo o l'acquisita padronanza dal vivo del repertorio è difficile dirlo, ma Josh, su "Safari Song" e "Black Smoke Rising", abbandona a tratti l'abituale registro mostrando di avere una timbrica decisamente valida - ma per il momento sfruttata poco o niente - anche su tonalità più basse: peccato, però, che il frontman rientri bruscamente nella parte già su "HIghway Tune". A smovere le acque, su "Flower Power" e la cover di "Watch Me", è il bassista Sam, che passa alle tastiere costringendo il resto della band a cambiare passo. L'assetto tradizionale viene recuperato nella seconda parte del set: "Watching Over" apre la strada a "Lover Leaver", che - nonostante una coda strumentale piuttosto autoindulgente - riesce comunque a tirare la volata alla hit "When the Curtain Falls", posta inevitabilmente in chiusura dello show. Josh alza le braccia al cielo e ringrazia, muovendo qualche passo - quasi spaesato - verso il bordo del palco mentre il pubblico inzia a rumoreggiare per chiedere il bis, che non arriverà.
I Greta Van Fleet dal vivo sono una band decisamente godibile. Come i Darkness non cambieranno la storia del rock né ne decideranno le sue sorti - se magnifiche e progressive o disgraziate non sapremmo dirvi - ma, del resto, né loro né Justin Hawkins e compagni hanno mai avuto la pretesa di farlo. Per Josh, Jake, Sam e Danny mettere in piedi uno show da headliner - anche senza nemmeno andare a lambire, in termini di minutaggio e qualità, le maratone di veterani come i Cure, che li hanno preceduti di due giorni sul palco dell'Exit Festival 2019 - è decisamente presto, ma la questione è in tutto e per tutto capziosa: di quanto l'hype possa essere un'arma a doppio taglio abbiamo già parlato, e a chi all'attivo ha appena due EP e un album non si può chiedere troppo.
Quello dei fratelli Kiszka è uno spettacolo sicuramente derivativo, ma in modo acerbo e tutto sommato ingenuo: laddove su disco gli stilemi "rubati" tessono quella rete di rimandi che ha diviso il pubblico, dal vivo, spogliata dagli artifici della produzione e lontana dall'ambiente controllato dello studio, la musica dei Greta Van Fleet trova una propria dimensione più naturale e spontanea, che potrebbe rivelarsi l'arma segreta a disposizione del quartetto per uscire dal cul de sac nel quale - secondo parecchi - la band si sarebbe cacciata.
Precisi, puliti e tutto sommato "educati" in sala di ripresa - e fargliene una colpa sarebbe ingiusto, essendo finiti tra le grinfie (per così dire) dei produttori Marlon Young e Al Sutton quando ancora andavano alle superiori - i Kiszka, dal vivo, danno l'idea di non aver paura di sporcarsi le mani. Ed è proprio quando la foga prevale su medoto e impostazione che dei Greta Van Fleet si intravedono le potenzialità: lasciarsi alle spalle i debiti e le ingenuità e scegliere di abbandonarsi del tutto all'istinto potrebbe rivelarsi la strada giusta per trovare una via personale e originale a quella nuova forma di rock d'antan che - oggi come oggi, e a esserne capaci - possiamo solo immaginare.
(dp)
Scaletta:
The Cold Wind
Safari Song
Black Smoke Rising
HIghway Tune
Flower Power
Watch Me (cover di Labi Siffre)
Black Flag Exposition
Watching Over
Lover Leaver
When the Curtain Falls